Il Varese Pride sta per giungere alla sua quarta edizione: come sempre, ci piacerebbe scendere in piazza in un Paese inclusivo che rispetti tutti i suoi cittadini e garantisca a tutti, a fronte di uguali doveri, i medesimi diritti. Invece, quest’anno più che mai, ci tocca prendere atto di una temibile deriva della nostra realtà quotidiana verso un sempre più oscuro bigottismo retrogrado, in cui misoginia, omobilesbotransfobia, razzismo e violenza, se non fisica, certamente verbale sono oramai vissute come la normalità e non l’eccezione.
D’altronde, tutto questo non sarebbe possibile senza l’appoggio più o meno diretto di alcune forze politiche, le quali guadagnano consenso sulla pelle di altri esseri umani, siano essi gay, lesbiche, bisessuali, trans, intersessuali, immigrati, donne o altre minoranze che, se messe insieme, diventano tuttavia la maggioranza. Di fatto, quella che alcuni uomini di potere ci presentano come la “rivoluzione del buon senso” altri non è che il tentativo coercitivo di imporre una delirante visione di vita, in cui gli immigrati sono il male, la comunità LGBTI* è il nemico della famiglia, le donne non devono essere libere di autodeterminarsi: in poche parole, la dittatura di tutti gli altri, cioè di una netta minoranza della popolazione.
Inoltre, come si può non scendere in piazza in un Paese che ha un Ministero della Famiglia? Come si può non organizzare un Pride per fare vedere che siamo orgogliosi di noi stess* nel primo Paese occidentale a ospitare il sedicente Congresso delle Famiglie, una riunione che fa dell’omobilesbotransfobia il suo filo conduttore e a cui è previsto che prendano parte, tra gli altri, personaggi che hanno lottato per rendere l’omosessualità un reato penale nei loro Paesi?
La nostra determinazione a manifestare anche quest’anno è altresì rinvigorita dal cinquantesimo anniversario dei Moti di Stonewall, la prima rivolta della comunità LGBTI+, avvenuta a New York il 27 giugno 1969: a seguito dell’ennesima irruzione della polizia in un locale frequentato da persone transessuali e omosessuali, gli astanti non abbassarono la testa ma, esasperati, si ribellarono alla forza pubblica, con il fine di rivendicare la legittimità della propria esistenza. Ecco, allo stesso modo, noi, a Varese, vogliamo urlare ai potenti che hanno partecipato al Congresso delle Famiglie, in primo luogo, che noi esistiamo e siamo sempre più orgoglios* di ciò che siamo!
Il Varese Pride, peraltro, ambisce anzitutto a essere una manifestazione per il territorio insubre: come sempre, dobbiamo ringraziare tutti quei numerosi comuni che hanno deciso di aderire alla nostra manifestazione con il loro graditissimo patrocinio gratuito, segno che la provincia può essere luogo di inclusione e serenità, a volte financo più di certe città. Nell’ultimo anno, d’altronde, gli atti di odio a sfondo omobilesbotransfobico hanno registrato un preoccupante aumento in tutta Italia, perfino nelle province di Varese e Como: la nostra lotta per denunciare questi episodi e diffondere la cultura del rispetto è quotidiana e trova nel Pride il suo momento di maggior forza e visibilità. La nostra manifestazione, in particolare, vuole essere dedicata a tutti coloro che, indipendentemente da età, sesso, etnia, religione, vivono con disagio o vergogna la propria sessualità ed affettività, in famiglia, a scuola, al lavoro o anche solamente per strada. Speriamo che il Varese Pride possa contribuire a infondere anche ad una sola di queste persone il coraggio necessario per iniziare finalmente a conoscere la gioia della libertà.
Inoltre, è con grande soddisfazione che riscontriamo la decisione dell’Università degli Studi dell’Insubria non solo di rinnovare il suo patrocinio al Varese Pride ma anche di introdurre un regolamento interno per le carriere alias, rivolto in primis alle persone in transizione di genere: il mondo accademico si conferma un faro di speranza in un mondo sempre più cupo.
In conclusione, la comunità LGBTI* di Varese e Como non si lascia intimidire né accetta passivamente il clima di odio che si sta diffondendo nel Paese: forte dell’appoggio di tutte le persone di buon senso, che non credono che il PIL sia in calo perché aumentano i gay; che rifiutano di pensare che esista un’oscura lobby LGBTI che trama per minare le sorti del sistema; che non accettano di vedere limitati i diritti delle donne e di gioire se un uomo affoga in mare, la nostra comunità invita tutti i cittadini a Varese, il 15 giugno, per festeggiare l’uguaglianza, l’amore e l’orgoglio di essere liberi.
Arcigay Varese chiede che il Parlamento / il Governo:
- Ponga fine alla legittimazione dell’omobilesbotransfobia che si verifica con la partecipazione del governo o di alcuni suoi elementi a iniziative che incitano più o meno direttamente all’odio;
- NON approvi il cosiddetto DDL Pillon, che rappresenta un grave attacco alle donne e alle conquiste ottenute con fatica negli ultimi decenni nell’ambito del diritto e della giurisprudenza sulla famiglia e sulla violenza domestica;
- Rivaluti l’esistenza medesima del Ministero della Famiglia, creato ad hoc per rinnegare la pluralità delle famiglie che dovrebbe essere riconosciuta in una società civile;
- Si impegni ad approvare, dopo anni di insopportabile attesa, una legge contro l’omobilesbotransfobia, perché, mentre a Roma si discute, nella nostra comunità si continua a soffrire ed a morire per crimini d’odio;
- Condanni fermamente qualsiasi atto misogino, specie se commesso da figure istituzionali;
- Riconosca speciali tutele alle minoranze che ancora ne sono prive;
- Proibisca le mutilazioni genitali che subiscono ancora oggi le persone intersessuali;
- Renda più semplice l’accesso ai percorsi di transizione per tutte le persone che non si riconoscono nel proprio sesso biologico;
- Si impegni affinché l’Italia non ospiti più figure che, nei loro Paesi, opprimono la comunità LGBTI* arrivando talora a proporre il carcere;
- Riconosca definitivamente il diritto al matrimonio ed all’adozione per le persone LGBTI*, valorizzando l’omogenitorialità e ponendo fine alla discriminazione nei confronti dei figli delle coppie di persone dello stesso sesso;
- Discuta seriamente e senza preconcetti riguardo alla gestazione per altri come strumento per affermare ancora più incisivamente l’autodeterminazione delle donne;
- Combatta con forza la ricostituzione, sul territorio nazionale, di movimenti di ispirazione dichiaratamente fascista e nazista;
- Riconosca, senza eccezioni, il diritto di asilo politico alle persone LGBTI* provenienti da Paesi dove fare parte di questa comunità è considerata un crimine, a volte punibile con la morte.
Arcigay Varese chiede altresì che le amministrazioni locali:
- Aderiscano alla rete READY, qualora ciò non sia stato ancora fatto;
- Evitino di supportare incontri di realtà impegnate nella lotta contro i cittadini LGBTI*, che, giusto per ricordarlo, sono studenti, lavoratori, pensionati come tutti;
- Continuino, come è loro dovere, a celebrare le Unioni Civili evitando sterili polemiche o dichiarazioni a mezzo stampa, che ledono la dignità della comunità LGBTI*;
- Lottino affinché sia dato spazio a eventi che parlano di misoginia, omobilesbotransfobia, razzismo;
- Si impegnino, come già successo in molte città, a non dare spazio ad associazioni o movimenti di ispirazione fascista o nazista.
Come ogni anno, auspichiamo in futuro di non dover più avanzare così tante richieste, ma questo sarà possibile solo in presenza di una rivoluzione culturale su base nazionale, che inverta l’attuale tendenza a odiare anziché rispettare, a cercare nemici in luogo di alleati, a demonizzare il diverso anziché cercare di capirlo.